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  15 Marzo 2006
             

Dintorni

 
Oliveto Citra - Contursi Terme - Colliano - Campagna - Calabritto - Senerchia


Oliveto Citra
Oliveto Citra domina l'alta valle del fiume Sele in una posizione che ne ha favorito, fin dall'antichità, il collegamento e il controllo di un percorso naturale che attraverso la sella di Conza e la valle dell'Ofanto, collega la costa tirrenica al territorio irpino. La terra di Oliveto è stata scenario interessantissimo di continue vicissitudini storiche e culturali, grazie anche alla sua posizione geografica privilegiata. Miti e leggende si mescolano alla storia, rendendo il viaggio ad Oliveto ricco di esperienze e tesori inattesi.

La Storia
Molti sono i luoghi interessanti da visitare a Oliveto Citra. Il Castello Normanno, costruito intorno al 1110, sorge al centro dell'abitato, in una posizione che domina la valle sottostante. Sono ancora visibili le scuderie tipiche, le mura che agli angoli si ingrossano per la presenza delle antiche torri, e alcune finestre con caratteri stilistici seicenteschi, o almeno tardo rinascimentali.

Da visitare
Vi è inoltre da visitare la Chiesa Madre di Oliveto Citra S. Maria della Misericordia che risale alla fine del XVIII secolo. E' ricca di opere alcune tra queste sono di pregevole fattura, e degne di considerazione. Il dipinto "Ultima Cena", il busto di "San Macario" in argento sbalzato cesellato, il dipinto "San Francesco riceve rose dalla Vergine con Bambino", il "Cristo Crocifisso", in legno scolpito, il dipinto "S.Antonio in estasi", tutti risalenti alla seconda metà XVIII secolo. Altra chiesa da visitare è quella dedicata a S. Maria delle Grazie: E' situata nel rione Chiaio, e risale agli ultimi anni del XV secolo. Frammenti di affreschi sono visibili nelle volte delle navate, si possono ancora ammirare alcune decorazioni plastiche a stucco modellato di putti, motivi floreali e conchiglie; ai piedi dell'altare vi sono i resti di un pavimento maiolicato del ´700.

Manifestazioni
Ad Oliveto Citra si susseguono durante tutto l'anno festività religiose e manifestazioni culturali di vario tipo. Le festività religiose iniziano nel mese di maggio e continuano fino a dicembre. Il 24 maggio si onora il Santo patrono, S. Macario, con una processione nei vicoli del paese. Il giorno precedente si svolge una fiera nel centro abitato del paese. Il 13 giugno si festeggia S. Antonio, il 2 Luglio la Madonna delle Grazie, l'ultima domenica di luglio la Madonna di Loreto con suggestivi falò lungo il percorso della processione. L'ultima domenica di agosto si organizzano i festeggiamenti in onore della Madonna della Consolazione, il 16 ottobre si onora S. Gerardo ed infine a dicembre la Pro-Loco organizza il Presepe vivente. Tra le manifestazioni e gli eventi culturali ricordiamo il concerto di capodanno, la Settimana culturale dei ragazzi, organizzata a giugno. A settembre si svolge la manifestazione di taglio meridionalista su varie tematiche denominata Sele d´Oro Mezzogiorno, durante la quale si organizzano seminari, convegni, spettacoli teatrali e musicali di ogni genere. Il primo sabato e domenica di ottobre si organizza la Sagra dell'Uva e la Rassegna Nazionale del Folklore, a cura della Pro Loco con una sfilata di carri allegorici il tutto allietato da canti e balli popolari di gruppi provenienti da svariate regioni d'Italia.

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Contursi Terme
La Storia
Il paese è ricco di storia, le sue origini risalgono al periodo eneolitico, come ci riferisce il ritrovamento avvenuto vicino alla Grotta del Rosario, di una scultura rupestre raffigurante un volto umano. Il conte Orso verso l'840 per difendere se stesso e gli abitanti della zona, dalle incursioni Saracene, costruì il castello intorno al quale sorse poi Contursi Terme. Inserito, insieme a tutti gli altri castelli della valle, nel principato di Salerno, ne seguì la storia attraverso alterne vicende. Con la suddivisione del suddetto principato, voluto da Carlo II nel 1287 in tre parti, Contursi venne a far parte del principato Citerione (o Citra). Nel 1348, nonostante Contursi fosse un paese con un ottimo sistema difensivo, subì la furia di Luigi d'Angiò Durazzo, il quale la tolse ai Sanseverino, feudatari dal 1300, e la consegnò alla famiglia Origlia. Nel 1448 ritornò ad essere un feudo dei Sanseverino, con Antonio. I Sanseverino riuscirono a governare Contursi fino ai primi anni del Vicereame. Nel XVII secolo divenne un feudo dei Caracciolo di Martina, dopo di che andò alle famiglie Bernalli, Pepe, Ludovisi e Parisani Bonanno. Ultimi feudatari di Contursi furono i Pisani di Tolentino, Marchesi di Caggiano.

Da visitare
Passeggiando fra i vicoli del centro storico si incontrano vecchi palazzi di pregevole fattura architettonica, arricchiti da bellissimi portali con stemmi nobiliari in pietra. Giunti alla Porta di San Sebastiano, con i suoi caratteristici vicoli coperti, si può vedere nel muro di un palazzo, una colonna granitica le cui origini risalgono all'anno 1000. Poco distante si eleva la Chiesa di Santa Maria del Carmelo, risalente al 1500 definita da alcuni autori una "piccola cappella Sistina". Altre chiese meritevoli di una visita sono la Chiesa S. Maria degli Angeli edificata contemporaneamente alla nascita del primo nucleo abitativo, la Chiesa del SS. Bambino, denominata anticamente di "S. Giovanni alla Porta", perché sovrastante l'arco di una delle antiche porte del paese, fu convertita al culto nella seconda metà del 1700, la Chiesa Madonna delle Grazie situata nella parte alta del paese e divenuto santuario mariano da circa venti anni, attualmente vi si svolgono le più importanti funzioni religiose. Sulle rive del fiume vi sono molti siti interessanti dal punto di vista ambientale, la Grotta del Rosario, sita in località Cappellazzo sulle rive del Tanagro, interessante anche dal punto di vista archeologico, la Pineta e Grotte Maurizio, site alle pendici della collina su cui insiste il centro abitato, il Pisciarulo, zona posta nelle vicinanze della stazione FF. SS., con molte grotte e due fonti di acque non termali, ma buone da bere, Monte Pruno, località adiacente alla zona Bagni, adatta ad escursioni e passeggiate in montagna. Famose da sempre sono, inoltre, le acque di Contursi Terme. Sono tra le più prodigiose del mondo. La maggior parte di esse danno vita a moderni complessi termali, dove è possibile effettuare cicli completi di terapie per la cura di artrosi, artriti, reumatismi, gotta, malattie della pelle e dell'apparato respirtorio.

Manifestazioni
A Contursi durante tutto l'anno vengono organizzate feste e manifestazioni. A gennaio si svolge la festa in onore del SS. Nome di Gesù, a febbraio (il martedì grasso) si organizza il Carnevale e la sfilata dei carri allegorici nel centro del paese. Il 29 maggio si festeggia la Festa del SS. Bambino durante la quale viene organizzata anche una fiera, il 13 giugno si festeggia Sant'Antonio, e il 15 San Vito, a luglio la Marcialonga, ad agosto si susseguono una serie di festività, la Festa Patronale di San Donato il 7 agosto, la festa della Birra il 10, la sagra "passeggiata culinaria", organizzata nel centro storico, con degustazioni di prodotti tipici locali il 14 agosto, la fiera organizzata in onore del patrono il 15 dello stesso mese. Si organizza ancora ad agosto la Gimkana automobilistica e il "Premio Contursi Terme" durante il quale sono previste iniziative culturali, spettacoli e sfilate di moda. Durante la prima settimana di settembre si svolge la "settimana Junior", con giochi, spettacoli e intrattenimenti per ragazzi, la seconda domenica di settembre si svolge la Festa della Madonna della Scalella, e nello stesso mese si organizza il premio "Contursi Terme". Il 16 ottobre si onora il compatrono San Gerardo. Le festività si chiudono nel periodo natalizio con una festa organizzata in onore dell'anziano.
 
Colliano
Colliano si erge ai piedi dell''imponente Monte Marzano, in una suggestiva posizione intensamente panoramica e domina la Valle del Sele. Il suo nome è di incerta origine forse deriva dalla prestigiosa famiglia Colli, a cui appartenne per lungo tempo in qualità di fondo rustico le cui origini risalgono ai tempi dell'impero romano.

La Storia
Quando nel IX secolo d.C. gli attacchi da parte delle popolazioni barbariche divennero sempre più frequenti e devastanti, gli abitanti dei villaggi insediatisi nella zona pianeggiante decisero di spostarsi verso le zone rocciose più alte, luoghi che potevano garantire loro maggiore tranquillità da razzie e dalle guerre. In questo modo il Comune di Colliano assunse, analogamente a quanto era accaduto per altri piccoli centri della zona, la particolare struttura di "paese arroccato sulla roccia", per cui ancora oggi è famoso. Nel corso degli anni la vita del paese seguì la sorte delle importanti famiglie che si succedettero alla sua guida; fu feudo, infatti, delle famiglie Blanch, Di Riso, Alemagna, Caracciolo e per finire del Duca di Martina. Testimoniano le antiche origini del comune i ritrovamenti archeologici effettuati in Località San Priscolo, al confine tra Valva e Colliano, ed in Località San Vittore dove sono state rinvenute tracce di costruzioni risalenti all'epoca romana e paleocristiana. Tra grossi sterpi e calcinacci, infatti, è possibile osservare, in località San Priscolo, la pianta della Chiesa dedicata a San Prisco, resti di gradinate, stipiti, architravi ed un cippo funerario murato sul lato sud di una casa rurale. In località San Vittore, invece, si possono ammirare i resti di un antico villaggio alle pendici del monte Castello, dove affiorano, nelle vigne e nei campi, frammenti di ottimo pavimento musivo d'epoca medievale; ai margini della radura, nel punto più elevato, sono stati ritrovati i resti di una basilica paleocristiana, risalente al VII-VIII secolo d.C., che presenta i segni di due entrate: una sulla facciata orientale e l'altra a mezzogiorno, mentre ad oriente vi è l'abside semicircolare.

Da visitare
Segno della passata dominazione normanna è, invece, il Castello Normanno, intorno a cui si era sviluppato l'antico Borgo medievale risalente al XI secolo. Del castello si conservano, purtroppo, solo la cinta muraria e le torri; evidenti, inoltre, sono i segni del muro con le varie porte che attraversavano l'abitato. Va segnalato, tra l'altro, il rinvenimento, in località San Vito, di Cippi funerari, del III secolo d.C., attualmente collocati nel giardino pubblico di viale Terlizzi. In località San Vittore, inoltre, sono stati riportati alla luce un'Urna Cineraria in pietra del I secolo d.C., oggi conservata nell'atrio della scuola elementare San Vittore, ed una Croce Litica del XVI secolo, conservata anch'essa nel giardino pubblico di viale Terlizzi. Altri "gioielli" da ammirare che sono invece custoditi nel centro storico e che meritano di essere visitati sono la Chiesa di San Maria del Borgo, la Chiesa di San Martino in Collianello, la Chiesa dei SS Apostoli Pietro e Paolo ed il Palazzo Borriello.

Manifestazioni
Le principali manifestazioni che richiamano nel paese numerosi turisti e visitatori sono: il Carnevale Collianese che si svolge la domenica prima di Carnevale, la festa in onore della Madonna dell'Annunziata il 25 marzo, la festa patronale di San Leone che si svolge il penultimo fine settimana di luglio, la Festa in onore della Madonna dell'Assunta il 15 agosto. Si festeggiano, inoltre, San Rocco l'ultimo fine settimana di settembre, la Madonna di Materdomini l'8 settembre e S. Gerardo il 16 ottobre.

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Campagna
Il territorio comunale si estende nella catena dei Monti Picentini ed è ricco di noccioleti, castagneti, boschi cedui, cerreti, e faggete d'alto fusto. La fauna abbonda di cinghiali, volpi, lepri, martore, tassi, ghiri, poiane, merli, ghiandaie, fringuelli, pettirossi, cinciallegre, e qualche fagiano.

La Storia
Le origini del comune di Campagna risalgono al periodo delle grandi migrazioni dei popoli indoeuropei (Opici e Oschi) che si stanziarono in quella parte della Campania che più tardi prenderà il nome di Principato Citra. L'origine del suo nome deriverebbe dalla dicitura "Finibus Campaniae" e tracce certe dei primi insediamenti si hanno, a partire dal IV sec. a.C., di popolazioni autoctone con chiari influssi greci (Turii - Sibariti) in seguito al ritrovamento di numerose tombe alla località Piantito e nelle zone dell'alto Sele (Tuori e Saginara). Il momento di maggiore espansione fu raggiunto in età romana quando una colonia di Picentini, con a capo Tito Sempronio Longo, si stanziò nell'area. Dal V secolo la Campania e la Lucania subirono le incursioni barbariche che provocarono danni e sconvolgimenti e distrussero gli insediamenti già fiorenti in età romana dei quali per molto tempo si perderanno le tracce; le popolazioni si spostarono quindi dalla pianura alle zone montane. Dalla fine del X secolo e per tutto il secolo seguente si definirono i confini del territorio di Campagna. I Longobardi divisero il loro regno in 36 ducati ed uno dei più cospicui fu quello di Benevento nel quale ricaddero anche Salerno e Campagna. Durante il regno di Federico II di Svevia si ebbe la svolta nell'assetto del territorio, allorquando i campagnesi, per scampare alla repressione dello stesso Imperatore, si rifugiarono nella gola dell'attuale centro storico continuandone così lo sviluppo. Venne però abbandonata la pianura dell'alto Sele, che rimarrà per molti secoli improduttiva ed infestata dalla malaria. Dal XII al XIV secolo Campagna fu feudo angioino e, nel 1437, fu concesso alla Famiglia Orsini di Gravina, da questo momento in poi la città attraverserà il periodo di maggior splendore fino al 1700.

Da visitare
Interessanti siti da visitare a Campagna sono il Duomo S. Maria della Pace, la Chiesa di S. Bartolomeo all'interno della quale si venera il Miracolosissimo Crocifisso Ligneo, "Vestito e Velato", denominato "Santissimo Nome di Dio" del XIII sec. Suscitano ancora interesse la Chiesa di S. Antonino nella quale è custodita la traumaturgica colonna del Santo Esorcista anche patrono della città, la Chiesa dell'Annunziata nella quale si conserva l'urna con i resti di S. Liberato Martire, il Santuario della Madonna d'Avigliano con annesso il Convento di S. Martino, il Convento Agostiniano che attualmente è la sede del municipio e il Castello Gerione. Sono inoltre da vedere gli Scavi Archeologici di Tuori, Varano, Serradarce, Puglietta, Sagginara, Piantito che risalgono all'epoca Etrusca-Romano, ed infine gli Eremi di S'Elmo, San Giacomo e San Michele Arcangelo.

Manifestazioni
A Campagna, il 17 Gennaio di ogni anno, nel Centro Storico in occasione della festa di S. Antonio Abate, si celebrano i Fucanoli, un antico rituale pagano-religioso che si svolge in un ambiente suggestivo e quasi surreale che prevede itinerari folclorico-gastronomici nei rioni del centro storico, e una processione con l'accensione dei falò. A fine luglio inizio agosto si ricorda la "chiena" e la tradizione vuole una pacifica guerra a colpi di secchi d'acqua sulla deviazione del Fiume Tenza, che allaga le strade della città di Campagna, creando uno scenario di incomparabile bellezza. Durante la settimana di Pasqua a Santa Maria La Nova si ricorda la Passione di Cristo con gli abitanti del paese. Il 15 Agosto si celebra la festa in onore della Madonna d'Avigliano e durante la prima quindicina dello stesso mese si svolge la Sagra del "Castrato al ragù". Nel mese di settembre si susseguono tre appuntamenti, il 14 nel centro storico si celebra il Santissimo Nome di Dio, il 15 alla frazione Puglietta si celebra la festa in onore di S. Nicola da Tolentino e il 29 al Quadrivio sono organizzati festeggiamenti in onore di S. Michele Arcangelo. Il 4 ottobre in Piazza D'Armi si celebra la festa di San Francesco. A Dicembre tra la notte del 24 e 25 al quadrivio di Campagna viene allestito un Presepe vivente.
 
Calabritto
Storia
Calabritto è un piccolo paese nell' alta valle del Sele, dominato dal monte Cervialto (mt 1809). Apparteneva agli Irpini. Nei suoi confini guerreggiò Spartaco. La tradizione vuole che il nome derivasse da una donna (per alcuni di facili costumi, per latri la figlia di un autentico feudatario, per altri ancora una locandiera) di nome "Britta", chiamata, a seconda della versione degli avventori della locanda o dai soldati di Annibale, col grido: "Cala Britta". L'alta valle del Sele fu anticamente popolata da genti di varia stirpe, ognuna delle quali ha lasciato i segni della propria civiltà, segni che affiorano qua e là nei campi, in prossimità dei fiumi, in antiche grotte, lungo il pendii delle colline, che però non hanno quasi mai trovato chi sapesse dare loro il giusto valore archeologico e che il più delle volte sono stati distrutti per ignoranza da quegli stessi uomini che li avevano trovati. Le zone archeologiche di questa stupenda valle sono nella maggior parte ancora da scoprire e richiedono impegno, perizia, tempo e denaro, ma soprattutto passione per questo tipo di indagine. Non si può certamente parlare di una vera e propria zona archeologica nei tenimenti di Calabritto, tuttavia non si può negare che qualche rudere, rinvenuto negli ultimi anni in località Piedelmonte, presenti particolari caratteristiche che evidenziano la sua appartenenza ad antichi sepolcri di lontane epoche e di lontane popolazioni. Tutti i reperti archeologici sono andati per la gran parte distrutti col terremoto del 1980 e non diversa sorte ebbero gli oggetti rinvenuti nei campi che per ignoranza e paura di fastidi furono nascoste o volutamente distrutte. Si parla di anfore, monete, pietre incise. Attraversata dal fiume Zagarone, è messa ai piedi di grandi boschi. In seguito alla peste del 1656, ebbe una esplosione demografica, e il paese prese un nuovo assetto orientandosi verso il castello e la chiesa Madre della SS. Trinità. Sorsero perciò nuovi rioni. I confini territoriali erano in comune con quelli di Caposele fino a quando quest'ultimo non ne chiese la divisione(1279). Calabritto che dal 1229 faceva parte del Prinicipato Citra, nel 1807 passò al Principato Ultra cioè alla Provincia di Avellino. Nel 1884 il comune venne fornito di un funzionale impianto per l'erogazione dell'acqua potabile, mentre già nel 1911 ebbe completa la rete fognaria e infine dal 1920 ebbe la luce elettrica. Nel 1928 il Comune si ingrandì con l'annessione del vicino comune di Quaglietta, che di Calabritto divenne frazione. Durante il secondo conflitto mondiale un violento bombardamento della flotta angloamericana arrecò ingenti danni e causò molte morti. Ha sofferto di vari terremoti che si sono susseguiti in Alta Irpinia: ultimo quello del 1980 che lo ha danneggiato gravemente moralmente e materialmente. Il paese è posto a 460 m sopra il mare e conta circa 3000 abitanti molti dei quali emigrati all'estero per carenza di lavoro e che annulamente ritornano in paese per trascorrere le loro vacanze. L'economia locale si regge sul patrimonio boschivo e su alcune attività del terziario. Ampiamente praticata è l' agricoltura di sussistenza che produce frutti di qualità pregiata: olio, castagne, vino e nocciole; e non manca chi si è dedicato alla pastorizia e alle attività connesse. Il clima del luogo è asciutto e temperato. L'aria è salubre e l'acqua è pura. Ci sono pertanto tutti i presupposti per trascorrere una splendida vacanza all'insegna della tranquillità,del divertimento (nel corso dell'estate il paese è ricco di manifestazioni folcloristiche) e soprattutto della salute. Avrete infatti la possibilità di fare delle dolci passeggiate lungo i numerosi sentieri sparsi tra le montagne del comune e che vi condurranno alla scoperta di posti nuovi e suggestivi (Santuario della Madonna della Neve, di Grienzi, della Madonna del Fiume, monte Altillo, Cervialto, Altopiano del Gaudo, Piano Migliato). Le vostre fatiche saranno assorbite da piatti nutrienti, gustosi e genuini all' insegna di quella cultura biologica che fa della gastronomia locale un fiore all'occhiello del paese (lagane e ceci, tirate, gnocchi, tagliatelle, funghi porcini, pane fatto in casa, formaggi locali). Frazione di Calabritto è Quaglietta, l'antico borgo medioevale, dominata dal diruto castello posto a picco su di una roccia. Abbarbicato ad essa il borgo fatto di viuzze e abitazioni ormai in disfacimento. Da Calabritto tra fitti boschi di faggio e verdeggianti pianori che costituiscono un itinerario paesaggistico di rara bellezza si giunge all' altopiano di Laceno. E' possibile poi raggiungere in pochi minuti Materdomini, dove si trova il Santuario di S. Gerardo Maiella, Caposele, da dove si dirama l' acquedotto pugliese, Senerchia, dove si trova l'oasi WWF, Valva, famosa per il castello,l'abbazia del Goleto a S. Angelo,e in poco più di mezz'ora, Salerno ovvero Paestum e la splendida valle dei templi nonchè la costiera Amalfitana.

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Senerchia
Storia
Senerchia, centro attivo della Valle del Sele, distrutto dal sisma del 23 novembre 1980, ha origine antichissime risalenti al IX sec. dell'era volgare. La popolazione picentina, che abitava le ripide roccie costose della valle, insediatesi dopo il conflitto della seconda guerra punica, venne a stabilirsi nell'oppidum romano con il nome di SENA HERCLEA. Ursetani, coloni romani, longobardi si unirono a quest'ultimi dopo l'invasione di Alarico il quale nell'409 d.C. devastò i villaggi di Serradarce e Saginara. Nel 591 i longobardi crearono il vasto Ducato di Benevento, da cui se ne distaccò nell' 840 il Principato di Salerno, e fu allora che Senerchia ebbe il titolo di "Universitas", ossia centro importante fortificato con popolazione residente stabilmente. L'insediamento abitativo di quest'epoca è ancora visibile, arroccato sulle pendici del monte Croce a circa 700 m s.l.m. La nascita di Senerchia, dunque, è dovuta ai longobardi come ai longobardi è dovuta la nascita della maggior parte dei castelli e dei paesi delle provincie di Avellino e Salerno. Il primo nucleo insediativo, è localizzabile sulla parte pedemontana posta a monte della chiesa di San Michele Arcangelo è può intendersi, urbanisticamente parlando, ad avvolgimento parziale circondato da parti di murazioni che determinano, anche per la caratteristica orografica del sito, il binomio castello-chiesa, tipico dei centri fortificati. Finita la lunga ed estenuante guerra del Vespro, la popolazione si sentì più tranquilla e usci dalla cinta muraria che delimitava il nucleo fondale di Senercla, costruendo le prime abitazioni al di fuori della porta urbana. La prima espansione è databile tra i secoli XV e XVI. Le abitazioni seguono anche in questo caso il pendio della roccia, scavalcandone il torrente Vallone e posizionandosi nella parte orientale di quest'ultimo. Come il nucleo fondale ebbe la sua chiesa, appartenente al signore del feudo, anche in questo nuovo rione se ne volle costruire una dedicata a San Antonio. E' proprio nel punto in cui ha fine la perimetrazione di questo edificio religioso, che parte una stradina, la quale costeggia l'intero pendio roccioso, fino a sfociare in una seconda via molto stretta, e cioè via Serrone. Queste due stradine sono le direttrici urbanistiche del nuovo nucleo abitativo che, seguendone il carattere orografico del sito, ne determinano l'insediamento. La tipologia abitativa è praticamente quella della "casa su pendio". Come nel secondo rione la popolazione non volle abbadonare l'uso di cotruire sulla roccia, anche la seconda espansione abitativa costeggiò il torrente Vallone insediando le proprie case sulla costa rocciosa. Il rione Vallone ha termine con l'incrocio di via Piceglia e via Umberto, quest'ultima è generatrice della terza espansione abitativa, la quale sfociando in Piazza Umberto I genera a sua volta due direttrici che caratterizzano la struttura urbanistica del centro antico. L'ultima espansione, direzionale-centrifuga, a cavallo dei secoli XVII-XIX viene a localizzarsi sul pianoro collinare ai piedi del promontorio dominato dal castello. Generatrice del sistema urbanistico è Piazza Umberto I, da cui dipartono i due assi portanti della struttura urbana: via Cavour e via Vittorio Emanuele III, completamente cancellati dall'evento sismico del 1980.

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Tel. 366 8638904
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